Non solo il fisiologico processo d’invecchiamento ne è la causa: alle discromie delle macchie cutanee possono concorrere ben altri fattori. Vediamo quali.

Le macchie cutanee, pigmentazioni irregolari della cute, sono usualmente caratteristica dell’età che avanza. Tuttavia, il processo fisiologico dell’invecchiamento costituisce solamente uno dei fattori correlati alle iperpigmentazioni cutanee. Infatti, a determinare l’insorgenza di queste discromie concorrono altre cause, tra cui l’esposizione solare eccessiva, l’assunzione di alcuni farmaci (come la pillola anticoncezionale), la terapia ormonale sostitutiva (Tos), le allergie provocate da alimenti o da profumi e, non ultimo, l’inquinamento ambientale.

Le macchie cutanee non sono altro che aree circoscritte della pelle in cui vi è un’alterata concentrazione di melanina. E’ proprio questa sostanza, infatti, a determinare il colore caratteristico della pelle, che varia in relazione all’emoglobina presente nella circolazione sanguigna, alle condizioni dello strato corneo superficiale e alla presenza di altri pigmenti (quali i carotenoidi).

La melanina è sintetizzata dai melanociti nello strato basale dell’epidermide e da qui, attraverso prolungamenti (dendriti), viene trasferita ai cheratinociti presenti negli strati più superficiali, al fine di proteggere dalle radiazioni ultraviolette il Dna contenuto nel nucleo delle cellule degli strati inferiori. In condizioni normali la melanina accumulata nello strato corneo della pelle è degradata mediante il fisiologico processo di rinnovamento cellulare; in tal modo la pelle imbrunita tende a ritornare spontaneamente al suo colore naturale.

Ma, in risposta a diversi tipi di stimoli, questo meccanismo può subire alterazioni che, generando uno squilibrio melanico, determinano l’insorgenza delle macchie cutanee. Possono essere di diverso tipo, a seconda che si tratti di efelidi o lentiggini, cloasma, macchie solari, macchie senili e via dicendo.