L’esposizione continuativa ai raggi solari è meno pericolosa dell’ustione in giovane età. Nuove evidenze scientifiche sui tumori della pelle.

Il fotoinvecchiamento non è la conseguenza peggiore dell’irradiazione solare. A lungo termine, infatti, i danni indotti dai raggi ultravioletti provocano anche alterazioni del genoma cellulare, che si traducono nella formazione di lesioni precancerose che possono, con il passare del tempo, evolvere in tumori cutanei. Tra questi, il più temuto è il melanoma.

L’importanza del sole come fattore di rischio per il melanoma è ancora oggetto di vivaci discussioni, ma recenti dati epidemiologici hanno evidenziato come il fattore di rischio sia rappresentato non dalla fotoesposizione cronica ai raggi ultravioletti, ma dalle ustioni solari avvenute in età giovanile, specie in soggetti con pelle chiara che si scotta facilmente e si abbronza con molta difficoltà.

Perciò è consigliabile prendere il sole fin dall’età infantile in maniera moderata, evitando gli eccessi e le ustioni a essi conseguenti. Nei primi 18 anni di vita si verifica la maggior parte dell’esposizione solare e una scottatura grave raddoppia i rischi di una neoplasia cutanea in età matura. Le ricerche dimostrano che una serie di accortezze e l’uso regolare di un protettore solare in questa età riducono il numero dei tumori della pelle.