La pelle dell'uomo invecchia più tardi e più lentamente. Ma se non si protegge dalle aggressioni esterne, annulla i vantaggi genetici.

L’invecchiamento della pelle dell’uomo è più lento, ma meno graduale rispetto a quella della pelle della donna. Dal punto di vista biochimico, infatti, la cute maschile contiene più collagene e ha una maggiore idratazione dello strato corneo, entrambi fattori che contribuiscono a mantenere la pelle soda, elastica e liscia. Inoltre, è anche presente un più elevato numero di capillari, con un flusso sanguigno basale più intenso e quindi una maggiore ossigenazione delle cellule cutanee.

Queste caratteristiche fanno sì che si assista a un rallentamento dell’invecchiamento della pelle dell’uomo rispetto alla cute femminile. Questo vale per quanto riguarda l’invecchiamento intrinseco, cioè quello dipendente dal Dna e dall’età anagrafica. Per quanto riguarda, invece, l’invecchiamento estrinseco, invece, la pelle dell’uomo ne risente pressoché nello stesso modo rispetto a quella femminile. Quindi, i danni del fumo e dell’esposizione al sole, per esempio, inducono alla formazione di rughe, spesso profonde.

Insomma, gli uomini partono avvantaggiati rispetto al sesso debole, ma non possono dormire sugli allori: le rughe, quando arrivano, solcano in maniera più profonda la cute del viso, e in modo più repentino. Inoltre, la maggiore resistenza cutanea tipica della pelle maschile, non li mette al riparo dai danni del sole, del fumo, delle rasature quotidiana.